Dall’Università degli Studi di Milano un sistema per misurare l’impronta di carbonio, l’impronta idrica e l’impronta ecologica dei mezzi agricoli e dimostrare i benefici per l’ambiente dell’attività agromeccanica
MILANO – L'Università degli Studi di Milano (dipartimento di scienza agrarie e ambientali) propone a Uncai di valutare con il metodo LCA (Life Cycle Assessment) i vantaggi, in termini di impatto ambientale, delle lavorazioni agricole svolte dalle imprese agromeccaniche in confronto con l’esecuzione tradizionale. "Contrariamente a quanto comunemente si creda – illustra nella proposta Domenico Pessina, ordinario di Meccanica Agraria e Meccanizzazione Agricola dell’Università -, il ricorso a imprese agromeccaniche comporta un beneficio per l’ambiente. A tutt’oggi, tale aspetto è purtroppo quasi sempre ignorato, sia dagli operatori del settore sia dai decisori pubblici."
La collaborazione punta a quantificare tale beneficio e valorizzare l’attività agromeccanica dal punto di vista dell’immagine, ma anche e soprattutto per richiedere la revisione di alcuni meccanismi di incentivazione che al momento escludono i contoterzisti dai potenziali beneficiari.
"La gestione del contoterzista - aggiunge il presidente di Uncai Aproniano Tassinari - è caratterizzata da una maggiore professionalità e tempestività e dall’impiego di trattori e attrezzature più moderne ed evolute. Questo si traduce in un minore impatto ambientale delle lavorazioni e una più elevata sostenibilità alle produzioni agricole".
Per esempio, l’impiego di trattori e semoventi equipaggiate con i più recenti dispositivi per la riduzione delle emissioni consente di ridurre fino a 100 volte l’impatto relativo all’emissione di inquinanti in aria. L’accoppiamento ottimale tra trattori e operatrici permette poi di diminuire i consumi di gasolio a ettaro, con un’ulteriore riduzione di emissioni inquinanti di natura gassosa. Infine, l’impiego ottimale di trattori e operatrici consente di “ammortizzare” al meglio l’impatto ambientale correlato alla loro costruzione.
In particolare, la ricerca intende valutare l’impatto ambientale delle principali operazioni di pieno campo svolte nelle realtà cerealicolo-zootecniche della pianura padana, mettendo a confronto due soluzioni di meccanizzazione, quella svolta con trattori e attrezzature normalmente presenti nel parco macchine di un’azienda agricola e quella integralmente assicurata tramite i servizi di imprese agromeccaniche. Il metodo adottato (l’LCA, ovvero l’analisi del ciclo di vita) permette di calcolare l’impronta di carbonio, l’impronta idrica e l’impronta ecologica rilasciate da un’attività e da un prodotto durante il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime utilizzate per fabbricare il mezzo agricolo allo smaltimento finale.