La sicurezza negata
Tra i tanti numeri usati per presentare al mondo l’agricoltura italiana uno viene sempre oscurato: sono i 120 morti di trattore all’anno, il prezzo pagato pur di evitare la revisione periodica dei mezzi agricoli
“È trascorso quasi un mese dal convegno a Montecitorio sulle morti bianche in agricoltura organizzato dall’onorevole Sergio Costa e dai rivenditori di macchine agricole, e tutto sembra tacere. Nel frattempo i mass media hanno abboccato alle bufale su insalate in busta, insetti, carne sintetica; hanno trasformato il nulla in grandi narrazioni popolari, con il piglio del buon cane da compagnia più che da guardia della democrazia”, afferma il direttore tecnico Uncai Roberto Scozzoli, tra i relatori del convegno organizzato lo scorso 18 aprile da Federacma (la federazione delle associazioni dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio) per invitare le istituzioni a riflettere sui 120 decessi ufficiali l’anno legati ai mezzi agricoli non sicuri e sul modo per dimezzarne il numero: “La revisione periodica dei mezzi agricoli è presente in diversi paesi europei, non si capisce per quale motivo solo l’Italia sia riuscita a farne una questione insormontabile, un opera più utopica del ponte sullo Stretto”.
Il prezzo della mancanza o dell’usura dei più basilari sistemi di sicurezza come la cintura o il rollbar è salatissimo: 120 morti è la costante che si ripete anno dopo anno e potrebbe essere quantomeno dimezzato se solo si spendessero poche migliaia di euro per mettere a norma il trattore. “Centoventi è il numero ufficiale, ma credo che il numero reale sia più alto. Parliamo soprattutto di coltivatori diretti, di hobbisti e di anziani che arrotondano la pensione. Agricoltori senza dipendenti a cui rendere conto, e se la disgrazia capita, capita a loro e ritengono di chiudere così la questione. Cosa gli si può dire? Perché la morte di un operaio in un altoforno è un incidente sul lavoro mentre la morte di un agricoltore causata dal trattore è considerata una disgrazia?”, prosegue Scozzoli.
La risposta dovrebbe arrivare in punta di diritto, ma la legge è ferma dal 2015, quando all’approvazione del decreto interministeriale che ha dato il via alla revisione dei mezzi agricoli, non è mai seguito un decreto attuativo che specificasse dove eseguirla, con quali attrezzature e come formare meccanici-revisori di trattori. Solo una tabella con le scadenze entro le quali portare a revisione (ma dove?) il proprio trattore, in base all’anno di immatricolazione. Così oggi circolano ancora 1,2 milioni di trattori sprovvisti di cintura di sicurezza e 670mila privi di roll bar. Appena 100mila hanno adeguato i mezzi agricoli fuori norma. “Occorre lavorare di concerto su alcune ipotesi di soluzioni per rendere più agevole e meno oneroso per gli agricoltori l’adeguamento alle norme di sicurezza dei mezzi agricoli. Perché, diciamolo chiaro e tondo, se per un rollbar e una cintura di sicurezza basta una cifra relativamente bassa, moltissimi ferri vecchi oggi in circolazione non passerebbero la revisione neppure con freni e motore nuovi”, conclude il direttore tecnico degli agromeccanici Uncai.