Agricoltura: si eviti l'incompiuta


Politica energetica, clima, ambiente e acqua: la resilienza del sistema agricolo è ancora tutta da costruire. Non si getti la spugna ma si guardi al consenso ancora alto nel Paese che produce

ROMA – “Troppo presto si è parlato di resilienza del sistema agricolo. Il campo di prova non era la pandemia, mentre le zone rosse hanno bloccato i trattori dei contoterzisti solo per pochi giorni. Vero campo di prova sono il clima più caldo e arido e i prezzi delle materie prime, dell’energia e dei servizi logistici cresciuti a dismisura alla ripresa economica globale. La guerra in Ucraina ha solo messo a nudo la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia”, lo sottolinea il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti Aproniano Tassinari. Mettere in fila tutto questo è la sfida che l’agricoltura deve accettare, senza gettare la spugna. “Il clima è mutato, può diventare la tomba per il settore primario. Facciamolo invece diventare il suo optimum, intervenendo in modo strutturale con una regia tra filiere agroalimentari, istituzioni e applicazione delle nuove tecniche genomiche”, aggiunge il presidente UncaiIn particolare la siccità mette in luce l’urgenza di interventi poderosi sul sistema di gestione della risorsa idrica. Se si decide di affrontare la sfida con concretezza e rapidità, il caldo può aprire nuove strade all’agricoltura, ma occorre indirizzare gli investimenti in quella direzione.

Lo stesso per l’energia. “L’agricoltura dipenderà dai combustibili fossili ancora per molti anni. Occorre partire da qui prima di prendere decisioni nel settore energetico. Per questo la proroga del credito d’imposta sul gasolio usato in agricoltura era un atto dovuto che non è stato preso in considerazione. Come era un atto dovuto rispondere alla nostra domanda se gli agromeccanici ne abbiano diritto. Vale il silenzio assenso? In caso contrario il costo delle lavorazioni agromeccaniche aumenterebbe anche del 22%. È ciò che si voleva?”.

Uncai valuta invece positivamente l’impegno del Governo a incentivare il fotovoltaicoAnche in questo caso, tuttavia, siamo di fronte a contraddizioni. “Per quale motivo, per esempio, nel decreto Aiuti non sono state inserite le imprese agromeccaniche tra i beneficiari del provvedimento? Non dispongono anche loro di capannoni dove ripongono macchine e attrezzature agricole? I loro tetti non vanno bene per ospitare pannelli fotovoltaici?”, si domanda Tassinari “E si dovrebbe spiegare perché non si possa superare il limite dell’autoconsumo, dal momento che tale limitazione riduce la portata e l’efficacia degli investimenti in un settore dalle prestazioni energetiche già di per sé molto scarse”.

La sfida è dare all’Italia una politica energetica che permetta di produrre in quantità, qualità e a prezzi sostenibili e che salvaguardi le risorse naturali, di cui l’acqua è la prima. Solo da queste premesse diventa possibile rimodellare gli strumenti organizzativi dei sistemi agricoli in modo da favorire una svolta che coniughi competitività, società e ambiente e metta in sicurezza le filiere dalle crisi globali. “In tale modello i contoterzisti sono strategici disponendo, solo loro, dei mezzi e delle risorse per coniugare produttività e transizione ecologica attraverso l’innovazione. Per questo gli impegni del Pnrr, con le risorse stanziate per le infrastrutture irrigue e per meccanizzazione agraria, devono diventare al più presto operativi e scritti con chiarezza, senza dover chiedere ogni volta se gli agromeccanici (codice ateco 01.61) siano tra i beneficiari. Si eviti il rischio incompiuta iagricoltura per la fragilità di una maggioranza parlamentaresi guardi al consenso ancora alto nel Paese che produce”, conclude Tassinari.



Data pubblicazione

15-07-2022

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