CARO GASOLIO AGRICOLO: IL PROBLEMA DELLE TARIFFE
Dall’assemblea dei contoterzisti Apima di Cremona il tema dei costi lievitati delle lavorazioni agromeccaniche e la volontà di affrontare il problema in accordo con gli agricoltori
Al centro della discussione “lui”, il gasolio, e la rimodulazione del tariffario delle lavorazioni agromeccaniche, alla luce dell’impennata dei costi, ma tenendo fede al patto con gli agricoltori. Venerdì scorso gli imprenditori agromeccanici di Cremona, guidati dal presidente Clevio Demicheli, si sono dati appuntamento al Palace Hotel cittadino per l’annuale assemblea Apima, “svolta in forma privata per gli aspetti tecnici sviscerati, come gli investimenti, le assicurazioni, la consulenza digitale alle aziende e, appunto, il gasolio”, ha introdotto il direttore Fabrizio Canesi.
“Forse dovremmo considerare nei listini solo il costo orario dell’operatore e l’usura del mezzo, e segnare il giorno della lavorazione per calcolare il prezzo del gasolio di quel giorno, quando si fatturerà a fine anno”, ha ipotizzato il presidente Demicheli, consapevole però che la sostenibilità economica dell’agricoltura oggi può arrivare solo dalle decisioni politiche del Governo Draghi “Come Unione Nazionali contoterzisti abbiamo chiesto l’eliminazione delle accise che ancora gravano sul gasolio agricolo, l’abbassamento dell’Iva al 4% e un bonus lavorazioni agromeccaniche che copra i costi fuori controllo del carburante, ed evitare che si riversi sul prodotto finale, il cibo”.
Per fare il pieno di un trattore di grossa cilindrata oggi servono 600-700 euro con aumenti del 60-70% rispetto agli anni scorsi. I contoterzisti hanno stimato che, per ogni 10 centesimi di aumento del gasolio, la tariffa oraria dovrebbe aumentare di 1 euro e 20 centesimi per le lavorazioni leggere, di 3 euro per quelle medie e addirittura di 11 euro per quelle pesanti. “Aumenti che difficilmente potranno essere riversati sull’azienda agricola. Tanto più gli alti valori raggiunti dai cereali nelle borse merci internazionali significano ben poco per quelle aziende che destinano quel cereale non al mercato ma alla stalla”.
Il caro gasolio ha generato un vivace dibattito tra i soci Apima. C’è stato chi ha proposto di fermare i trattori e portarli in piazza e urlare “noi siamo i contoterzisti”, e c’è chi ha detto che in alcuni distributori non viene neppure più consegnato il gasolio, indizio che gli attuali aumenti sono il frutto di speculazione, insieme al fatto che da una settimana il prezzo del greggio al barile scende, ma cresce alla pompa. Bocciata dai contoterzisti anche l’ipotesi di trasformare in gasolio agricolo agevolato in un credito di imposta: “Se ora anticipiamo il costo del gasolio necessario per far fronte alle lavorazioni dei primi mesi dell’anno, con il credito di imposta dovremmo anticipare la somma per tutta l’annata agraria, per recuperarla in un arco temporale troppo lungo”. E poi ancora: “Gli agricoltori chiedono sempre più specializzazione e investimenti a noi contoterzisti, gli aumenti di gasolio, ricambi, gomme, fertilizzanti, urea non possono mettere in discussione la collaborazione sempre più stretta tra agricoltori e agromeccanici”.
“Abbiamo toccato il fondo o anneghiamo o ci diamo una spinta per risalire”, ha concluso il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti Aproniano Tassinari. “È il momento del colpo di reni, perché di aiuti non ne stanno arrivando. Dobbiamo darci da fare tutti insieme per salvare questa nostra agricoltura. Se poi abbiamo qualcuno che fa i buchi nella barca, lo buttiamo fuori, tappiamo i buchi e non facciamo salire più nessuno”.