Roma, 10 maggio ‘21 – Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, le misure che riguardano il mondo dell’agricoltura sono comprese all’interno della Componente 1 (Economia Circolare e Agricoltura Sostenibile) della seconda Missione (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica). Questa si pone come obiettivi generali: rendere il sistema italiano sostenibile nel lungo termine garantendone la competitività; rendere l’Italia resiliente ai cambiamenti climatici rafforzando le infrastrutture e la capacità previsionale di fenomeni naturali e dei loro impatti; sviluppare una leadership internazionale industriale e tecnologica nelle principali filiere della transizione ecologica; assicurare una transizione inclusiva ed equa, massimizzando i livelli occupazionali e contribuendo alla riduzione del divario tra le Regioni; aumentare consapevolezza e cultura su sfide e tematiche ambientali e di sostenibilità.
Al fine di contribuire a ciascuno di questi obiettivi, Uncai propone 5 punti da portare in evidenza nel seguito del cammino del Pnrr: (1) l’approvazione della legge di istituzione dell’Albo degli agromeccanici, quale elemento qualificante di attività agromeccaniche svolte in modo professionale e, quindi, con una responsabilità sociale e ambientale diverse rispetto a quelle di un’azienda agricola; (2) la conferma della revisione periodica dei mezzi agricoli quale unico strumento efficace per ridurre drasticamente gli infortuni sul lavoro e quale tassello fondamentale per dare all’agricoltura quella professionalità di cui spesso è carente; (3) migliorare il sistema di tracciatura e verifica delle attività connesse su tutto il territorio nazionale; (4) la reintroduzione della meccanica agraria tra gli insegnamenti degli istituti di agraria, al fine di rendere evidente lo stretto legame tra agroecologia e l’impiego adeguato delle odierne tecnologie agricole; (5) la creazione, anche in termini di risorse dedicate, di distretti agromeccanici, pensati per non disperdere i capitali che il Pnrr riserva al rinnovamento dei mezzi agricoli che, se spesi male, rischiano di creare diseconomie.
Per arrivare a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, occorre una robusta leva agromeccanica. La lacuna strutturale che, da tempo, ostacola tale obiettivo è la poca centralità riconosciuta all’imprenditore agromeccanico, un “artigiano della terra” al quale si affida la totalità degli agricoltori italiani; un “artigiano della terra” è votato all’innovazione e allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile: migliora le prestazioni ambientali, la sostenibilità e la competitività delle aziende agricole ovunque siano chiamati a intervenire, dalla semina al raccolto.